Turismo-C mara de Comercio Italiana de Mendoza

Cámara de Comercio Italiana de Mendoza

Argentina & Italia

Piccoli Borghi che fanno grande l’Italia
 
La Camera di Commercio Italiana di Mendoza ha proposto un’iniziativa che permette al turista, straniero ma anche italiano, di realizzare percorsi relativamente corti (4, 5 o 6 borghi), di pochi giorni, collegabile alla visita turistica classica e conoscere alcune bellezze dell’Italia che sono fuori dei circuiti tradizionali.
Durante questo percorso saranno indicati, oltre ai luoghi che meritano di essere visitati, alberghi, ristoranti o bar consigliati.
Primo percorso: Lungo la via Emilia
Il percorso proposto può essere realizzato perfettamente nella propria macchina in quanto le distanze tra un borgo e l’altro sono di pochi chilometri.
Nel caso non sia possibile usare un proprio mezzo di trasporto è possibile noleggiare una autovettura a Bologna (sia alla Stazione Centrale delle FS che all’Aeroporto Guglielmo Marconi) o all’Aeroporto Federico Fellini di Rimini se il percorso fosse realizzato in senso inverso.

La proposta è da Dozza a Sant’Agata Feltria: 110 km circa (senza includere le piccole deviazioni), quasi tutti lungo la via Emilia. Questi borghi sarebbero Dozza (Bologna), Brisighella (Ravenna), Bertinoro (Forlì-Cesena), Poggio Torriana (Rimini) e Sant’Agata Feltria (Rimini).
La via Emilia è una strada romana fatta costruire da Marco Emilio Lepido nel II sec. a.C. per unire in linea retta la attuale Rimini (Ariminum) con Piacenza (Placentia).
Nella Tabula Peutingeriana (copia del XII secolo delle antiche strade romane) si possono leggere i toponimi latini delle città toccate dal percorso: Caesena (Cesena), Forum Popilii (Forlimpopoli), Forun Livii (Forlì), Faventia (Faenza), Forum Cornelii (Imola) e Bonomia (Bologna).
Partendo proprio da quest’ultima città la prima meta è Dozza, inserita nella lista ufficiale dei borghi più belli d’Italia.
DOZZA

Il borgo medioevale di Dozza (https://it.wikipedia.org/wiki/Dozza) si trova tra Bologna (40 km – 30 minuti circa) e Imola (8,5 km - 15 minuti circa). Si raggiunge seguendo una deviazione della via Emilia all'altezza di Toscanella di Dozza. La strada che porta al borgo è circondata da vigneti, campi coltivati e Dozza appare su un poggio di roccia.



C’è un'unica via d'accesso con una prima porta – prima linea di difesa, e subito dopo una seconda porta che da accesso al borgo. È probabile che un tempo, tra le due porte, ci fosse un ponte levatoio sopra un profondo fossato. Dozza è lunga e stretta ed è percorsa da una sola strada principale e una secondaria che portano alla piazza e al comune. Ci sono altre stradine secondarie, sulle quali si affacciano solo delle case.

 

Sembra di tornare all’epoca medievale. Le case sono di diversi colori con molti dipinti sulle facciate (i famosi murales di questo borgo) opere che si inseriscono tra finestre, colonne e porticati. Il vicolo è tranquillo, poco frequentato e ciò permette di assaporare questo particolare contesto. Questa usanza é nata nel 1960 e si è affermata nel tempo (vedi il video www.youtube.com/watch?v=7JGaHYcYJNk). Ogni due anni, nel mese di settembre, si propone la "Biennale del muro dipinto" manifestazione durante la quale cittadini, curiosi e turisti possono apprezzare il lavoro dei vari artisti.

 

Il vicolo principale porta alla Rocca Sforzesca (www.fondazionedozza.it/ 380-1234309) imponente costruzione con due massicce torri, voluta da Caterina Sforza. Si ingressa attraverso un ponte levatorio sopra un fossato.  L'interno della rocca è accessibile e permette di visitare diverse stanze con numerosi arredi d'epoca tra cui le cucine, la sala d'armi, le prigioni e gli ambienti signorili. All'interno della rocca è presente anche un’enoteca regionale molto apprezzata. Vale la pena percorrere il camminamento esterno che permette di vedere la rocca a tutto tondo con le sue mura e le sue fortificazioni in ottimo stato di conservazione.
Tornando per il vicolo principale troviamo la chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Assunta in Piscina, edificata nel XII secolo sui resti di una precedente chiesa romanica. Subito dopo un  portale che porta alla piazza principale dove si affaccia il comune. Un lato della piazza offre una balconata che permette una bella visione della verde pianura bolognese.
La visita al borgo porta poco piú di due o tre ore. Volendo è possibile anche rimanere a dormire per godersi una serata nella pace del medioevo. Si consiglia l’Albergo Canè (www.ristorantecanet.it/), in via XX Settembre 27, telefono 0542 678120 (sulla piazza) che ha anche un’eccellente ristorante dove apprezzare i tipici piatti bolognesi come si facevano al tempo delle nostre nonne.

Per mangiare si può anche scegliere Dozza's Tavern Osteria di Dozza (www.osteriadozza.it/) via XX settembre 19, al lato del precedente, telefono 0542 678200.
Ma anche si può mangiare guardando la Rocca nel ristorante La Corte di Caterina da Fis-Cin (www.facebook.com/cortedicaterina/), Piazza Rocca 4, telefono 0542 678003, con tipiche ricette emiliane.

SOSTA a IMOLA

Se si fa tardi sarebbe opportuno fare la prima notte nella bella città di Imola (Jomla in romagnolo perché proprio qua, si dici, inizia la Romagna).
Ci sono molti alberghi carini, conseguenza del Gran Premio di Formula 1. Si consigliano due: Il Giardino Segreto (https://il-giardino-segreto-bed-breakfast-imola.hotelmix.it/), a 400 m dalla Rocca Sforzesca, in via Emilia 94, cellulare 335 7112507,  con wi-fi, parcheggio e prima colazione, e Rocchi Residence (https://rocchi-residence-imola.hotelmix.it/), a 600 m dalla Rocca Sforzesca, in Piazza Caduti per la Libertà 6,cellulare  339 3091411, con wi-fi, parcheggio e prima colazione.

Per mangiare, a mezzogiorno Ristorante Anonima Fornelli (http://anonimafornelli.it/), via Emilia 38, telefono 0542 24755 e alla sera all’Osteria del Teatro (www.osteriadelteatro.org/),
in via Fratelli Bartolini 1, 0542 22954.

Il giorno dopo si consiglia di visitare la Rocca Sforzesca (www.museiciviciimola.it/rocca-sforzesca-imola/ 0542 602609) con una splendida collezione di arme antiche e ceramiche medievali. In questa Rocca alloggiò Leonardo invitato (o “secuestrato”?) da Cesare Borgia e disegnò nel 1502 una mappa precisa, vista dall’alto, per usi strettamente militari (sicuramente la prima nella storia). Inoltre rese la rocca più sicura dagli attacchi dei nemici e canalizzò l’acqua del fiume Santerno che arriva nascosta dentro alle mura e consentiva di soportare lunghi periodi di assedio. Visitarla è respirare il medioevo.

 

Il Palazzo Tozzoni (www.museiciviciimola.it/palazzo-tozzoni-imola/ 0542 602609) a due passi, è una dimora storica ben conservata con una scala principale ornata da figure in gesso e sculture e una biblioteca con una gran collezione di libri, alcuni del XVI secolo. Da vedere anche l'orologio monumentale, simbolo della città.
Imola è conosciuta per l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari (www.autodromoimola.it/), sede del Gran Premio di San Marino di Formula 1 e del Campeonato Mondiale di Formula 3000. Merita una visita il monumento al leggendario pilota brasiliano Ayrton Senna che perse la vita in un accidente proprio in questo circuito nel 1994.
BRISIGHELLA

Da Dozza a Brisighella ci sono 35 km di strada con un tempo previsto di 48 minuti. Ci sono due alternative: 34 km per la via Emilia e 45 km passando dall’Autostrada. La prima proposta, oltre a portare meno tempo è una bella passeggiata nei campi verdi di vigneti, frutteti e gli oliveti che danno il famoso e pregiato olio di Brisighella. Consigliabile fare delle soste per godere il verde e il paessaggio, cosa che forma proprio parte della bellezza della proposta.


 
       

Brisighella (https://it.wikipedia.org/wiki/Brisighella) è un affascinante borgo ai piedi dell’Appennino, in provincia di Ravenna, con tre colli, dove spiccano la Rocca Manfrediana, la Torre dell’Orologio e il Santuario di Monticino.
Considerato come uno dei Borghi più belli d’Italia, si può visitare in tre ore circa. Se si potesse disporre di più tempo merita un percorso trekking nel parco della Vena del Gesso Romagnola. Qualcosa di magnifico !!!

 

Si può anche arrivare in treno, grazie alla linea Faenza-Firenze che ferma alla stazione di Brisighella, a pochi passi dal centro storico.
La coloratissima piazza Marconi, si presenta come una cartolina con i tavolini esterni dei ristoranti e una via sopraelevata unica al mondo. È stata costruita nel XIV secolo per scopi difensivi, e successivamente è stata utilizzata dai carrettieri per trasportare il gesso delle cave con l’aiuto degli asinelli, che avevano le loro stalle proprio all’altezza di ogni lunetta. Da qui, il nome Via degli Asini.

 




L’ottocentesca Torre dell’Orologio è un’antico baluardo difensivo voluto da Maghinardo Pagani, eretto nel 1290 e ricostruito nel 1850, anno in cui è stato installato il suo particolare orologio con un quadrante che conta solo sei ore (anziché dodici!).
Per raggiungere la Torre bisogna salire 350 scalini, però ne varrà la pena perché una volta lassù si può ammirare un magnifico panorama di tutta Brisighella e la valle circostante.
 
La Rocca Manfrediana è una delle tappe più suggestive della visita. L’edificio sorge su uno dei pinnacoli di gesso che dominano il borgo ed è raggiungibile a piedi in circa 10 minuti partendo dalla Torre dell’Orologio, in auto, oppure direttamente dal centro storico, seguendo un sentiero ben indicato. La Rocca è stata costruita nel XIV secolo dalla famiglia Manfredi di Faenza ed è visitabile anche all’interno. Si può passeggiare sul camminamento esterno e visitare le stanze arredate, come le cucine e la camera da letto del padrone. Interessante fare il percorso “nelle segrete”, al piano inferiore, dove può viversi l’esperienza di un attacco alla rocca con giustissimi effetti sonori. Dalla Rocca si può raggiungere in pochi minuti il terzo colle, sovrastato dal Santuario di Monticino del XVIII secolo. Tutti i particolari di questi tre colli si trovano nel sito ufficiale www.brisighella.org/scopri-brisighella/il-borgo/i-tre-colli/.

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Il centro storico del borgo è ricco di enoteche e piccoli ristoranti, tra i quali segnaliamo Trattoria la Casetta (www.modus-vivendi.it/) in via Giuseppe Ugonia 6, telefono 0546 80250 dove servono delle squisite tagliatelle al ragù con olio di Brisighella. Consigliabile!!! Altra alternativa è il Ristorante Locanda la Cavallina (www.locandalacavallina.it/) aperto solo alla cena, in via Antonio Masironi 6, telefono 0546 609744.
In entrambi è possibile anche rimanere a dormire e sfruttare la notte di una tipica locanda romagnola.

BERTINORO

Bertinoro (https://it.wikipedia.org/wiki/Bertinoro) è un caratteristico borgo medioevale che dista 42,6 km da Brisighella con un tempo previsto di 50 minuti e solo 15 km da Forlì. Conosciuto come il “Balcone della Romagna”, offrendo una vista incantevole su tutta la pianura romagnola. 

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È conosciuto anche come “Città del Vino” per l’ottima produzione della sua terra e proprio da questo ha origine il suo nome. L’imperatrice/principessa Galla Placidia, in visita nel 435 d.C., dopo assaggiare il vino di questa terra in un’umile coppa di terracotta, ha affermato: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro”.

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Bertinoro è conosciuto anche come “borgo dell’ospitalità” e il simbolo di questo è la Colonna delle Anella che si trova al centro della piazza principale, chiamata così perché ha degli anelli attaccati intorno. La tradizione racconta che questa colonna sia stata fatta costruire nel 1200 per risolvere un problema ricorrente. Ogni qualvolta c’era da prestare ospitalità ai forestieri, le benestanti famiglie di Bertinoro litigavano tra loro su chi dovesse avere l’onore di ospitare. Si costruì questa colonna con 12 anelli dove ogni anello apparteneva a una famiglia. Quando il viandante arrivava in città, legava il suo cavallo ad uno degli anelli della colonna e così trovava subito la famiglia che lo avrebbe ospitato.
Dal 1926, alla prima domenica di settembre, si festeggia il Rito dell’Ospitalità, che rivive questa tradizione. Agli anelli della colonna, vengono attaccate delle buste. Gli stranieri che arrivano durante la festa, scelgono una busta a caso e vengono così ospitati a pranzo da una famiglia di Bertinoro.
Tutta l’informazione nel sito https://www.visitbertinoro.it/it/eventi/festa-dell-ospitalita/.

Il centro storico e turistico è la Piazza della Libertà, un vero concentrato da dove si ha una visione di tutti gli edifici storici che si affacciano intorno.
Il primo di loro è il Palazzo Ordelaffi (www.visitbertinoro.it/it/poi/palazzo-ordelaffi/) che rappresentava e rappresenta il simbolo politico del paese. Costruito nel XIV secolo spicca con le sue otto robuste colonne.

Adiacente al Palazzo Ordelaffi, troviamo la Torre Civica di Bertinoro, detta anche “Torre dell’Orologio” (www.visitbertinoro.it/it/poi/torre-dell-orologio/). Anticamente fungeva da faro per guidare i naviganti sulla costa romagnola. Nel 1600, la torre fu dimezzata e venne aggiunta una cella campanaria.
Infine, sempre sulla Piazza, si trova la Cattedrale di Santa Caterina d’Alessandria, patrona di Bertinoro un imponente edificio del XVI secolo.

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Bertinoro ha stradine strette con casette colorate che lo rendono un paese davvero pittoresco, dove rimanere a pranzare ma anche, perché non, a dormire.

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Il primo indiscutibile è Ca’ de Be’casa del vino, chiamata così da Max David e Alteo Dolcini sin dalla sua nascita alla fine degli anni 60 (https://cadebe.it/) in Piazza della Libertà 9/b, telefono 0543 444435, cellulare 342 3511496. È il simbolo di Bertinoro, dove poter degustare i migliori vini della Romagna, più di 400 etichette, da abbinare con piatti preparati con la sfoglia dalle donne chiamate “sfogline”: tagliatelle o cappelletti al ragù, strozzapreti, maltagliati e tanti altri. Anche bolliti di carne, costine di maiale, piadina, squacquerone, crescioni farciti.
La scelta del vino non è certo difficile. Tra i bianchi, spicca l’Albana, che è il primo vino bianco ad avere il riconoscimento DOCG; tra i rossi spicca il Sangiovese.
Per restare a dormire l’Hotel Romagna B&B Cà Masina (https://romagnabnb-ca-masina-bertinoro.hotelmix.it/), in via Giuseppe Mazzini 26, cellulare 324 667 2435.

POGGIO  TORRIANA

Poggio Torriana (https://it.wikipedia.org/wiki/Torriana) è un comune “sparso”, unione per referendum consultivo, sin dal 2014, di due antichi comuni separati solo 5 km: Poggio Berni e Torriana. I motivi dell’unione sono stati di diminuire le spese amministrative, migliorare l'efficienza dei servizi e ottenere un comune che non fosse più considerato come "piccolo", cioè con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Nello scudo sono riuniti gli emblemi di Poggio Berni (San Giorgio che uccide un drago) e di Torriana (le torri e la cinta muraria).

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Oltre a godere tutti gli splendidi panorami verdi del comune, in primo luogo è da visitare il Castello di Montebello (www.castellodimontebello.com/), raggiungibile anche con l’autobus dalla stazione di Rimini o dalla stazione di Sant’Arcangelo di Romagna. Il castello, a 436 m.s.l.m., domina tutta la valle del Marecchia e dell’Urso.

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La rocca, con mille anni di storia, un tempo teatro di numerose battaglie, offre oggi un percorso tra arte e natura, tesori nascosti e misteri, che può durare da una a due ore.
Rappresenta uno degli edifici storici più interessanti della Signoria malatestiana di tutto il territorio romagnolo. Ha la particolarità di poggiare le sue fondamenta proprio sul picco del un monte. Nel complesso è possibile leggere con chiarezza gli interventi subiti nel corso di secoli, da quelli più strettamente militari a quelli finalizzati al suo adattamento a dimora nobiliare. In realtà la prima costruzione in muratura della Rocca è di epoca romana (III secolo).
La visita riserva molte sorprese per i tesori e i segreti che vi sono custoditi. Ci sono mobili di gran pregio che vanno dal 1300 al 1700, panoramica unica su circa 500 anni di storia del mobile italiano. Passaggi, tunnel, cunicoli e la misteriosa leggenda di Azzurrina, una bimba albina di circa 5 anni, figlia del feudatario, scomparsa nei sotterranei del castello nel 1375.
Nata albina nel 1370, Azzurrina era figlia di Ugolinuccio, feudatario di Montebello, e di Costanza Malatesta. Il suo nome era Guendalina. Poiché la superstizione collegava l’albinismo a eventi di natura diabolica, la madre decise di tingerle periodicamente i capelli di nero. Usava pigmenti di natura vegetale e con la scarsa capacità dei capelli albini di trattenere il pigmento, davano alla bimba riflessi azzurri come i suoi occhi. Da qui il soprannome. Era tenuta relegata in casa, vigilata da due guardie. Si racconta che il 21 giugno del 1375, mentre giocava con una palla di stracci durante un brutto temporale, questa cadde all’interno della ghiacciaia sotterranea e la bimba corse a recuperarla. Della bambina e della palla non vi fu più traccia. Il temporale cessò con la scomparsa di Azzurrina. Si dice che da allora il suo fantasma viva ancora nel Castello, manifestandosi ogni cinque anni il 21 giugno. 

Sottostante il paese di Torriana si trova il Castello Due Torri Di Scorticata (www.castelloduetorri.com/), posto su uno sperone roccioso che domina la valle del Marecchia, da dove si può controllare a 360 gradi tutto il territorio circostante.

È documentato fin dal 1141. Nel 1371 all'epoca della visita del cardinale Anglico il castello di Scorticata (il nome di Torriana verrà assunto solo nel 1938) contava 35 focolari.
Si narra che nel XIV secolo in questo castello ci sia stata tutta una storia tragica dei Malatesta. Prima Gianciotto Malatesta, ricordato da Dante nella Divina Commedia, uccise la moglie Francesca da Rimini ed il fratello Paolo Malatesta, amanti. In continuazione i figli di Paolo uccisero allo zio Gianciotto.
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Da visitare pure
Il Santuario
della Madonna di Saiano
(www.madonnadisaiano.it/), meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera sin dal 1300. All’interno della Chiesa, si trova una statua della Madonna in gesso del XVI secolo, posta sull’altare maggiore con il bimbo seduto sulle sue ginocchia. La tradizione racconta che quando la Madonna fu trasferita nella chiesetta di Montebello, miracolosamente più volte al mattino fu ritrovata a Saiano.

Da non dimenticare la fontana l’Albero dell’Acqua, collocata nella piazza Allende, a Torriana, e creata dal poeta Tonino Guerra come omaggio al fiume Marecchia.
Consigliato l’hotel e ristorante I Tre Re (www.facebook.com/ITRERE/), 0541-687918, in via Fratelli Cervi 1 però con entrata dal viale della Resistenza 14, a Poggio Berni.
Anche consigliabile l’azienda agricola Tenuta Saiano (https://tenutasaiano.it/), telefono 0541-675515, in via Casone 35, Montebello.
Per mangare il Chiosco di Bacco (www.chioscodibacco.it/), cellulare 333 306 0279, in via Sant’Arcangiolese 62, Torriana, o anche l’Osteria del Borgo (www.facebook.com/Osteria-del-Borgo-dalla-Elide-270579483089886/), telefono 0541 675444, in via del Castello 24, Montebello.
SANT’AGATA  FELTRIA

Questo percorso finisce in un piccolo borgo molto tranquillo, il cui simbolo è la Fonte della Chiocciola, per essere inclusa nel percorso “i luoghi dell’anima”, creata dal poeta Tonino Guerra (Santarcangelo, 1920 – 2012), già menzionato nel borgo anteriore. È tappezzata con oltre 300.000 mosaici policromi dell’artista Marco Bravura di Ravenna.
La fonte riassume il pensiero filosofico di Tonino, raccolto dagli aborigeni dell’Amazzonia: “procedere lentamente è il modo giusto per aspettare che l’anima ci raggiunga, andando troppo in fretta si rischia che l’anima resti indietro”. Questa frase può essere stimolo per la riflessione in questo nostro tempo frettoloso.
Da Poggio Torrione a Sant’Agata Feltria ci sono 30 km circa, da percorrere senza fretta.
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Nonostante sia una località molto piccola (2.300 abitanti circa) ha uno dei gioielli d’Italia: il teatro Angelo Mariani (www.teatromariani.it/ 338 921 3702).

Nel 1605 Orazio Fregoso, Signore di Sant’Agata, fece costruire l’edificio conosciuto come Il Palazzone o Palazzo della Ragione, destinato agli uffici amministrativi del borgo. Attualmente nel piano superiore dell’edificio si trova il Museo Archeologico di Sant'Agata Feltria. Anni dopo, dal suo interno, è stato ricavato un teatro composto inizialmente solo da platea e palcoscenico. Nel 1743 ebbe inizio l'edificazione dei primi due ordini di palchi che furono completati nel 1753 con la realizzazione del terzo ordine.
Nel 1841 fu invitato il ventenne Angelo Mariani come direttore d’orchestra, che divenne poi uno dei più importanti e a cui il teatro è intitolato. È stato uno dei più grandi interpreti delle opere di Giuseppe Verdi. Il teatro arrivò al maggior fulgore nel 1922 con la rappresentazione del Rigoletto di Verdi con l'orchestra del Teatro La Scala di Milano.

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Costruito integramente in legno, è uno dei teatri più antichi d’Italia. L’atmosfera incantata di questo luogo catturò il grande attore e direttore Vittorio Gassman, chi decise, nel 1992, di completare quì la lettura della Divina Comedia (Gassman legge Dante). Il tutto fu trasmesso dalla RAI.
Gassman rimase nel borgo per un lungo periodo “aspettando che l’anima lo raggiungesse”, come ricordava il poeta Tonino.

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Per restare a dormire, circondato da colline e ospitato in un mulino del XVI secolo, il B&B Molino del Gobbo (www.molinodelgobbo.com/) nella Localitá Campomarzio, info@molinodelgobbo.com telefono 0541-929441 e cellulare 339-1421460.
Anche molto gradevole
il B&B Margherita Le Fiabe (www.bebmargheritalefiabe.it) in via Guido Tiberti 1, telefono 0541 929123 e cellulare 347 848 0709.
O più in centro, consigliato anche come ristorante, l’Albergo La Gaggiola (www.lagaggiola.it/) in via Primo Maggio 22, telefono 0541 929696.
Per andare a cena Trattoria Bossari in via San Girolamo 4, telefono 0541 929697.
Purtroppo bisogna tornare. La strada a Rimini, anche se corta, dopo tante bellezze, si fa pesante.

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BONUS  TRIP  1

Nella tratta da Bertinoro a Poggio Berni, a pochi chilometri dalla via Emilia, a Lizzano, frazione di Cesena, una splendida Villa del ‘700 ospita un originale museo di strumenti musicali meccanici. È conosciuta come Villa Silvia in riccordo della sua ultima residente, Silvia Baroni, moglie del Conte Giuseppe Pasolini-Zanelli: il Museo Musicalia (www.museomusicalia.it), via Lizzano 1241, Cesena, telefono 0547 323425.

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BONUS  TRIP  2

Da Brisighella a Bertinoro, sulla via Emilia c’è una piccola città: Forlimpopoli.
Merita una visita la Rocca Albornoziana costruita verso la metà del XIV sec. che ospita il municipio e nei suoi sotterranei le sale del Museo Civico conservanti manufatti e reperti paleolitici, romani e medioevali.
In questa città è nato il 4 agosto 1820 Pellegrino Artusi, autore del libro di ricette italiano più popolare di sempre: “La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene”. Quà ha sede Casa Artusi (www.casartusi.it), via Andrea Costa 31, cellulare 349 8401818.

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EDIFICIO
BAROLO


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Luigi Barolo, nacido en Asti en 1869, llegó a Argentina en 1890 y se  dedicó a la importación de tejidos con gran suceso. Le permitió instalar la primera hilandería de lana peinada del país y los primeros cultivos de algodón en el Chaco. Su fábrica de casimires adquirió gran notoriedad. 
A inicios del siglo XX financió en Buenos Aires, una construcción de proporciones admirables, el Palacio Barolo, en Avenida de Mayo 1370, que no pudo ver terminado en cuanto murió en 1922, a los 53 años.
El edificio es un homenaje al Renacimiento europeo. Con las aspiraciones de altura de los grandes edificios del mundo, en su momento fue el más alto de América Latina y uno de los más altos del mundo en cemento armado. Su cúpula imita la de templo Rajarani, del siglo XI, en Bhubaneswar, India. 
 
Fue imaginado, por Barolo y su arquitecto Mario Palanti (Milán, 1885 - Milán, 1978), como un gran monumento funerario, donde debían ser custodiados los restos de Dante Alighieri. No sucedió. Los restos de Dante siguen desde su muerte en el siglo XIV en Ravenna. Cuando se terminó la obra, Palanti se llevó los planos a Italia y estos desaparecieron.
Sus números guardan alguna relación con la Divina Comedia. El edificio tiene 100 m como los 100 cantos del libro. Infierno, Purgatorio y Paraíso, estarían representadas por los tres niveles de la construcción. En la planta baja hay nueve bóvedas como los nueve círculos del Infierno. Los siete pisos superiores serían las siete cornisas del Purgatorio (purgas de los siete pecados capitales). La cúpula es la bóveda celeste y el faro, la luz de la Santísima Trinidad.
 
En un terreno de 1.400 m2 de 30 metros de frente, tiene 24 pisos, 2 de ellos bajo tierra. La altura del edificio fue posible gracias a una concesión especial del intendente Luis Cantilo (el máximo permitido era de 30 m). La luz del faro rotante es visible desde Uruguay.
Desde su construcción tiene una planta de energía propia y 9 ascensores, dos de ellos escondidos y que servían para conectar las oficinas de Barolo (planta baja, 1° y 2° piso) directamente con el subterráneo que pasa por la avenida sin tener que cruzarse con los inquilinos que ocupaban los locales desde el 3° piso. 
Tiene inscriptas 14 citas en latín que reflejan el sentido espiritual de la construcción del edificio como “Corpus ánimun tecit et détecit - el cuerpo a veces oculta el alma, otras la revela”.
 
Dante Alighieri y Palanti pertenecieron a Fede Santa, una sociedad secreta de los Templarios. La escultura que realizó Palanti y que iba a ser puesta en el hall central del edificio para contener las cenizas de Dante, tiene inscripciones de esa orden.
Fue terminado en 1923 y ese mismo año, la luz de su faro sirvió para anunciar el resultado de la histórica pelea de box entre Luis Angel Firpo y Jack Dempsey por el título mundial de los pesados. Primero la luz fue verde cuando Firpo sacó del ring a Dempsey, pero luego fue blanca cuando este volvió y noqueó a Firpo.
En Montevideo, el arquitecto Palanti, construyó un edificio gemelo, el “Palacio Salvo”. La luz simultánea de ambos palacios servía para recibir a los nuevos inmigrantes que llegaban al Río de La Plata.
EL  CASTILLO  DE  GRADARA

El Castillo de Gradara representa una de las estructuras medievales mejor conservadas y más imponentes de Italia. Surge sobre una colina de 150 m desde donde puede verse el mar Adriático y donde se goza el aire del verde de los  valles circundantes. De hecho su nombre deriva de "grata aura" (aire bueno). 
Castillo de Gradara
Visión Aérea
Castillo de Gradara
Murallas
Castillo de Gradara
Recámara principal
Castillo de Gradara
Puente Levadizo
Fue construido en 1150 por la familia De Griffo. Pero los orígenes se remontan a la época romana, como lo indican los bloques de piedra con el escrito “demetri” en la base del torreón principal que se eleva por 30 metros.
El Castillo cambió de dueño varias veces y hospedó las principales familias de la época medieval y del renacimiento: Malatesta, Sforza, Borgia, Della Rovere, Medici y por último la familia Zanvettori para terminar al final como bien del Estado. 
Gradara ha sido teatro de grandes eventos históricos, como batallas entre las milicias fieles al Papa y las señorías de los diferentes feudos. Ejemplo típico de arquitectura militar del siglo XIV. Torres angulares, puentes levadizos, dos muros de piedra (el más externo de 800 metros), almenas y una cisterna de agua que permitía soportar largos períodos de asedio.
Fue también una residencia refinada, con ambientes amplios y frescos con pinturas de héroes clásicos y episodios de la mitologia griega.

Es el monumento más visitado de la región, con eventos musicales y artísticos. Cada año más de 210.000 visitantes atraviesan el puente levadizo y por sus características escenográficas, ha sido elegido para el rodaje de varias películas. La primera en 1937, Condottieri, referido justamente a la época medieval.
El Castillo es conocido por una historia de amor narrada repetidas veces en la literatura italiana, la primera de ellas por Dante Alighieri en el V Canto del Infierno de la Divina Comedia.
Los dos amantes, Paolo y Francesca, cuñados entre si, hicieron famoso el Castillo con un halo de  mistero y mucho de leyenda.
La historia dice que en 1275 Guido da Polenta, señor de Ravenna, dió como esposa su hija Francesca a su aliado Giovanni Malatesta, señor de Rimini, llamado Gianciotto porque, si bien valioso hombre de armas era muy feo como persona. Paolo, hermano menor de Giovanni, bello y cortés, casado y con dos hijos, se enamoró de su cuñada. Giovanni, alertado del hecho, los descubrió en flagrante traición y los mató. 
Las crónicas de ese tiempo tienen detalles confusos sobre la tragedia. Este hecho, de fines del 1200, podría haber quedado como uno de los tantos episodios delictivos de la Edad Media.
Pero muchos de los grandes escritores, poetas, músicos y pintores de cada época han narrado su historia: desde Petrarca y Boccaccio a Gabriele D'Annunzio. Incluso hay una película de 1950 de Raffaello Matarazzo llamada Paolo e Francesca. 
Según algunos historiadores, el colorido comentario de Boccaccio o la romántica historia de Dante podrían no ser tan veraces y surge la pregunta si se trató de un delito de amor o de uno político. Los sucesos se desarrollaron sin dudas en un cuadro más intricado, en el cual existen relaciones personales y políticas de difícil interpretación. Se sabrá alguna vez la verdad ?
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